Senza ipocrisia

di Cristina Veronese

Photo by Brooke DiDonato

C’era una volta, poco tempo fa, una donna apparentemente in cerca di realizzazione professionale, realmente invece soltanto in bilico, dopo tanta felicità e tante battaglie, la più importante persa proprio nell’ultimo anno. Non era famosa, che poi cosa vuol dire essere famosi? Comunque, questa donna scriveva ed era felice mentre lo faceva. Un giorno un uomo famoso, forse famoso vuol dire che tanti pensano di conoscerlo e di avere quindi il diritto di giudicarlo? Comunque, quest’uomo cominciò ad apprezzare quello che lei scriveva. Un autore contemporaneo amato in comune contribuì ad avviare una chat a volte leggera a volte intensa, senza mai sfiorare le rispettive essenze private. Lei ebbe la curiosità di conoscerlo meglio e non fidandosi del circo del web, del quale comunque anche lei a volte aveva la sensazione di far parte, decise di leggere un libro che lui aveva scritto nel 2014. Capita nei libri di trovare parti di vita vissuta e volerne discutere con l’autore. Lei ebbe questa meravigliosa opportunità. Lui fu disponibile e nonostante impegni sociali e lavorativi importanti, tra cui anche un celebre festival, non interruppe mai la conversazione, rispondendo sempre con galateo. Lei gli riassumeva i racconti che scriveva, lui “l’ascoltava”, leggendo e commentando. Lei lo guardava sempre più spesso alla TV e un giorno scrisse un monologo pensando proprio a lui. Avrebbe tanto voluto che lo interpretasse. Direttamente senza tanti preamboli glielo domandò, direttamente, con razionali motivazioni, senza tanti preamboli lui rifiutò. Lei ne rimase delusa, ma cominciò ad apprezzarlo ancora di più, perché il suo modo di rispondere, senza retorica, le aveva sì lasciato dell’amaro in bocca, ma le aveva fatto capire una cosa importante: meglio un rifiuto onesto che una lunga presa in giro. Anche se si sentivano sempre più raramente e un po’ più distaccati non rinunciarono alle loro battute ironiche, agli auguri e alla loro passione: i racconti con finale inaspettato. Lei scrisse del libro di lui sul suo blog, lui non si espresse, non condivise nulla sui social, non approfittò di quella pubblicità gratuita che invece a lei veniva in continuazione richiesta. Ma lei scriveva solo per esser felice e non per compiacere. A proposito… lui un giorno le scrisse: “Viva la felicità e viva le persone che sono in grado di avviarla.” Ecco, ora nel momento in cui l’ipocrisia su di lui dilaga, lei sta scrivendo a lui:

Cher Flavio, riavvia la tua macchina della felicità, perché in tanti ne hanno bisogno.

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